La ritualità del gesto nell’affermazione dell’essere a contatto con sé stessi. Soffermarsi sul significato simbolico del gesto corporeo

Ogni mattina ci alziamo e ci apprestiamo a vivere la nostra giornata.

Nel fare ciò compiamo dei piccoli rituali che hanno una grande potenzialità espressiva e senza rendercene conto camminiamo nel mondo tracciando un processo creativo.

Mentre comunichiamo e ci costringiamo in gabbie stereotipate di azioni e parole programmate, il nostro corpo senza rendercene conto disegna vere e proprie opere d’arte invitandoci a fare esperienza di noi stessi, ad es. diciamo di SI a qualcosa o qualcuno, e nello stesso istante il nostro copro si ritrae in un atto che annuncia un chiaro NO, o ancora abbracciamo “l’altro” e allo stesso tempo allontaniamo il nostro corpo indietro come se dovessimo evitare un pugno nello stomaco e tendiamo solo le braccia in una spinta in avanti, accompagnando la mano con piccoli colpetti ripetuti sulla schiena di chi dovremo stringere veramente.

Potremo fare tanti esempi di come a parole o azioni entriamo in relazione con il nostro corpo e di come un vissuto, un’esperienza possono essere mortificanti o arricchenti.

“La semplicità rende l’anima più trasparente”, eppure non riusciamo a “essere corpo”, a radicarci, e collegarci all’ambiente attraverso l’energia delle gambe e dei piedi per delimitare confini sani dalla realtà fisica. 

Perdere la connessione con il nostro essere equivale a smarrire la nostra “casa” spirituale, a vivere l’esperienza di Sé in modo frammentato.  

Sviluppare il linguaggio non verbale tramite il movimento consapevole è un invito a riconoscere e dare valore al gesto archetipo; disegnare e far dialogare il corpo nella ripetizione libera e spontanea di gesti quotidiani diviene essenza, vibrazione e presenza.

I gesti dicono molto della nostra e altrui personalità (e per gesto intendo, appunto, qualunque movimento corporeo) della capacità di essere presenti, osservare l’unicità e l’irripetibilità.

Solamente stabilendo una relazione di ascolto con la nostra fisicità possiamo vedere ciò che ci condiziona e interrompere abitudini e automatismi.

Il movimento consapevole stimola la persona alla riconquista delle “qualità della sua presenza attiva”, apportando una sorta di equilibrio psicofisico e vigore all’energia vitale.

Un inno a riappropriarsi gradualmente del proprio corpo, riconoscerlo, sentirlo respirare e sbloccare contemporaneamente ai modelli motori gli atteggiamenti e schemi radicati da tempo.

A. Lowen sosteneva che “tutta la storia di una persona prende forma nel suo corpo, ogni emozione, esperienza sensoriale aspetto del carattere si plasmano nella struttura muscolare dell’individuo, determinando la postura e l’aspetto morfologico. 

Per questo motivo molte sofferenze psicologiche, ansia, depressione o paura, determinano, il più delle volte, disagi fisici che sfociano in tensioni muscolari e in posture scorrette che portano nel tempo a vere e proprie deformazioni posturali”.

La lettura del movimento è una strada diretta all’inconscio, a un’immagine immediata di Sé.

La comunicazione non verbale è la relazione tra interiorità e movimento corporeo, tra la capacità di leggere il proprio corpo e le sue reazioni organiche, è la possibilità di riconoscere il proprio tempo e ritmo interiore.

Ecco perché diventa importante una pratica educativa basata sull’arte del movimento.

“Se sei un corpo vivo nessuno può dirti come sperimentare il mondo. E nessuno può dirti cosa è la verità, perché la sperimenti da te stesso. Il corpo non mente.” – Stanley Keleman – 

Dal mese di aprile terrò incontri di movimento consapevole – con la pratica del Metodo Hobart®-, insieme a una trainer esperta in varie tecniche di movimento, Monica Benzi.

Il Metodo Hobart®, è aperto a tutti, in particolare è rivolto ai diversamente abili, ad anziani, malati con difficolta di memoria, con sindrome di Parkinson, persone con disabilità fisiche, psichiche, disturbi pervasivi dello sviluppo, persone menomate da incidenti.

Un’esperienza tesa a formare la persona nell’unità mente-corpo e nelle sue innumerevoli possibilità espressive, arte, cultura, ricerca, potere educativo del movimento e della musica/sonorità: all’interno di uno spazio che diventa lo spazio comunicativo, dove si trasmettono emozioni ed i partecipanti entrano in relazione sperimentando le infinite possibilità del proprio corpo danzante

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